COAST TO COAST 2010
From Washington DC to Los Angeles

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Day 6, 31/12/09 - Non è Capodanno se non cade almeno una Palla

La mattina ci svegliamo come sempre di buon’ora, guardiamo fuori dalla finestre e... nevica! Oggi è l'ultimo giorno dell'anno. Si comincia con il MoMA e la sua collezione di arte moderna, con la solita pletora di quadri impressionisti. Sono 5 piani, quello più in alto contiene i quadri meno recenti, e scendendo ci si avvicina sempre più ai giorni nostri. Per Paolo è come una discesa agli inferi, Diego invece trova comunque delle opere degne di apprezzamento anche nei gironi... ehem, piani più bassi. Il gift shop è fornitissimo, di libri, di gadget ma soprattutto di oggetti di design, alcuni di dubbia utilità e dal prezzo oltraggioso. La giornate trascorre tranquilla, per la prima volta non abbiamo milel cose da fare e da vedere, ce ne andiamo a zonzo per Manhattan. Il Guggenheim è troppo pieno per essere visitato ora, ci torneremo una delle prossime mattine: è questa la chiave del successo per la visita alla Grande Mela. Ripieghiamo sul Museo del Sesso, vicino a l nostro appartamento, e rientriamo a casa presto, in vista della notte di Capodanno, ma prima prima passiamo dal supermercato: dobbiamo fare la spesa per il cenone, che sarà il più bizzarro della nostra vita. Basti dire in questa sede che il piatto forte è una porzione di squisitissimi mac & cheese già pronti, che Diego snobba, ma Paolo si pappa tutto. La cena luculliana prosegue con altre prelibatezze, sempre già pronte, alcune neanche da riscaldare, come il sushi. Certe leccornie americane preconfezionate non le vuole mangiare neanche il gatto. Con la pancia piena e soddisfatti come non mai, dopo aver provato anche i marshmellows, aspettiamo assieme a Gogo l'ora per uscire. Fuori continua a cadere acqua e neve, per fortuna molto leggera. Verso le 11 ci avviamo verso Time Square. Siamo però costretti a fermarci molto lontano dalla palla (di cui vediamo solo uno spicchio) che comincerà a scendere alle 11:59. C’è ressa di gente e di security. E siamo pure dalla parte sbagliata, quindi se volete volete vederla, dovete andare a nord di Time Square, e arrivare molto presto. Allo scoccare della mezzanotte partono i botti, si vede un sacco di fumo, siam tutti felici! Alle 12.05 è tutto finito, la gente ha finito di cantare e di abbracciarsi, non ci sono fuochi d'artificio, niente feste, niente di niente. Tutti, su suggerimento anche del tempo orrendo freddo e piovigginoso, si avviano chi verso le feste chi verso casa. Noi siamo stanchi ed infreddoliti, e propendiamo per la seconda opzione.
Day 5, 30/12/09 - Una Gran Signora

Avevamo un conto in sospeso con la Statua della Libertà, e l’appuntamento è stato rinviato ad oggi! Torniamo nel luogo probabilmente più freddo della Terra, la punta sud di Manhattan, per prendere il battello che ci condurrà su Liberty Island, dove sorge la statua. A parte i controlli di sicurezza continui a rallentare imbarco ed ingressi vari, tutto si svolge comodamente e senza troppa ressa. Purtroppo non è più possibile accedere alla corona o peggio ancora alla torcia, se non tramite giri strani, ma anche da terra e dal raggiungibile basamento (che contiene anche un piccolo museo dedicato alla storia della Statua), la sua imponenza e la sua bellezza sono abbacinanti, complice anche cielo terso e un sole splendido. Saliamo fino alla sommità del piedistallo, da dove ci godiamo una bella vista sulle narici della signora e soprattutto la vista della skyline di Manhattan. Ci prendiamo tutto il tempo necessario per goderci questo luogo mitico (comprando anche maple syurp in bottiglietta a forma di Statua e una kitchissima statuetta al giftshop) e poi riprendiamo il battello per giungere là da dove passavano tutti gli immigranti che cercavano fortuna negli USA, Ellis Island, anche questo luogo molto emozionante. Diego cerca invano dei suoi trisavoli ottocenteschi nei registri, sapendo che erano partiti, e sapendo che ora c’è una fiorente figliolanza di suoi lontani cugini in Texas, discendenti del lontano prozio. Ritorniamo poi sulla terra, ma per poco, perchè la nostra destinazione è il ponte di Brooklyn, che percorriamo fino circa a metà della sua lunghezza e da dove si gode di una bella vista su Lower Manhattan e sui suoi grattacieli. Lo smog e la lunghezza del ponte stesso però ci invitano a fare retromarcia! Non paghi di tutte le cose che abbiamo visto (compreso un rarissimo scoiattolo nero ciccione, che suscita l’interesse anche si una signora di passaggio, che coglie l’occasione per attaccare bottone), ci dirigiamo verso Time Square, passando per la Public Library e per il posto più malignamente divertente di NY, la pista di pattinaggio in Bryant Park: non avete idea dei ruzzoloni della gente impedita sui pattini, da scompisciarsi! E chiudiamo così la giornata in bellezza.
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New York
il racconto
Le ImmaginiNY_PICS.htmlshapeimage_15_link_0
i Preparativi

Abbiamo cominciato ad informarci e prenotare fin da giugno, trovando un volo diretto eccezionalmente economico (€380 a testa), con l'Alitalia, andata da Milano Malpensa per il JFK e ritorno.

Il secondo step è stato il trovare l'alloggio. La nostra idea da subito è stata quella di scartare il classico hotel in favore di un appartamento, per vari motivi. Intanto, essendo noi grandi fan della serie tv “Friends” (ambientata appunto a New York), volevamo vivere per quella settimana non come semplici turisti, ma come dei veri newyorkesi; e poi volevamo contenere il più possibile le spese, e l'affitto di un appartamento è più economico rispetto al costo di una camera d'albergo, incredibile ma vero. Come se non bastasse, nell’appartamento si ha più spazio, privacy, e anche la cucina, che ci avrebbe risparmiato qualche pasto fuori casa.
Dopo aver visionato parecchi appartamenti tramite vari siti internet, abbiamo trovato quello perfetto: 333 Park Avenue South, zona meravigliosa, a due passi da un bellissimo parchetto, il Madison Park, dove si affaccia il famoso Flatiron Building, e poco distante dall'Empire State Building. La fortunata proprietaria di questo splendido bilocale (che detto così suona piccolo, ma piccolo non lo era affatto) è la dolcissima Rachel, con cui abbiamo intrattenuto nei mesi precedenti la partenza un fitto rapporto epistolare, tramite il quale abbiamo scoperto, tra le altre cose, che lei è a capo di una società che si occupa di raccogliere fondi per le arti, una mecenate insomma. Poi avremmo scoperto che conosce pure gente tipo Sigourney Weaver, che le aveva recentemente chiesto se avesse visto o meno “Avatar” e cosa ne pensasse, ma Rachel le ha mentito dicendo che era great, quando di fatto non l’aveva visto: troppa gente e poi la fantascienza non fa per lei. Da brava americana, è stata gentilissima nel toglierci ogni curiosità relativa all'appartamento, e poi anche a darci qualche dritta sulla città in generale, risolvendo alcuni nostri dubbi. Non per menar vanto, ma ci ha fatto pure i complimenti per il nostro inglese scritto, tiè. Il vero proprietario dell'appartamento, però, quello con cui avremmo dovuto condividerlo, era un altro: un tipo molto peloso di nome GoGo. E' il micio di Rachel, un abissino senza unghie dai grossi occhi verdi, che lei ci ha affidato durante la nostra permanenza: neanche a dirlo, anche GoGo è stato dolcissimo e affettuosissimo ai limiti della molestia.

L'ultima cosa importante che abbiamo fatto prima di partire è stato l'acquisto del New York Pass, una tessera che per “soli” $160 ci ha permesso nei 7 giorni di validità di entrare praticamente in tutti i musei, grattacieli e statue possibili, e anche di più, ottenendo risparmio di denaro e soprattutto di tempo, annullando quasi sempre del tutto le file. Consigliamo quindi a chiunque voglia visitare NY di procurasene una.
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Day 1, 26/12/09 - New York, Here We Come!

Per la prima volta in vita nostra, si aspetta più il giorno di Santo Stefano che quello di Natale! Ma ecco che finalmente, dopo giorni di pacchetti, lucine e abbuffate, il 26 dicembre arriva: partenza all'alba in auto alla volta del Terminal 1 di Malpensa. Le 7 ore di volo sono passate senza nessun intoppo, anche se l'aereo, un vecchio 767 della Delta, era un po' misero, senza lo schermo personale che nei futuri viaggi abbiamo sempre avuto.
All'arrivo al JFK, a metà pomeriggio (ora locale), abbiamo avuto per la prima volta a che fare con la dogana americana e con le infinite trafile a cui sottopone gli sventurati turisti: mezz'ora di coda per farsi prendere le impronti digitali, una bella foto da gangster e le domande di rito del tipo “Why are you here, how much money do you have, when are you leaving?” and so on. Fra le più ridicole, se stiamo trasportando lumache, se abbiamo intenzione di rapire infanti americani, e poi quella secca, più diretta, onesta e importante: siete qui per programmare o attuare attentati terroristici? Si può rispondere sì o no: un semplice bivio, una sillaba che può trasformare una vacanza potenzialmente noiosa in un eccitante tour delle prigioni federali, forse persino a Guantanamo!
Passato questo duro test, abbiamo recuperato le nostre valigie e ci siamo diretti verso Manhattan, in un comodo taxi, a detta di Rachel il metodo migliore per arrivare a NY dall'aeroporto. Purtroppo il tempo faceva un po' schifo, pioveva, però questo non ci ha impedito di fare la nostra prima passeggiata per le mitiche strade newyorchesi, non appena fatta visita a Rachel e depositate le valigie nell’appartamento, incredibilmente carino, anche più che in foto: bellissima la visione della sommità dell'Empire State Building, illuminata con le luci natalizie e avvolta dalle nubi. Siamo arrivati fino a Time Square, accecante e caotica ancora più di quanto ci aspettassimo, dove la ressa, la pioggia e la stanchezza del viaggio e del jet-lag ci hanno convinti a tornarcene al nostro bell'appartamentino.
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Day 2, 27/12/09 - Sky is the Limit! Grattacieli e Spese Folli

Complice il fuso orario, ci svegliamo con le galline: alle 7 siamo già su una deserta 5th Avenue, è domenica e quanti gradi ci sono? Bè, sembra non ce ne sia proprio nessuno. Ovvio che di pari passo la gente se ne stia in casa. Ma noi abbiamo un obiettivo: raggiungere la vetta dell'Empire State Building, che guadagnamo con fatica quasi nulla (grazie all'ascensore velocissimo) e senza fare un metro di coda (a quest’ora non c’è nessuno). Alle 8 siamo a quota 375 m a goderci il panorama a 360° su tutta Manhattan: il cielo è terso, inutile dire che la vista è spettacolare, da provare assolutamente. Alle 9 siamo già fuori, ed allora che scopriamo quello che ci sarebbe toccato se non fossimo stati cosÏ scaltri e previdenti (nonché settati sul fuso orario del Vecchio Mondo): un serpentone lunghissimo di centinaia di persone, in coda fin fuori dall’edificio per entrare nel grattacielo!
Fieri della nostra scaltrezza, ci dirigiamo verso quello che forse è il negozio più spettacolare di NY: B&H. Si tratta di un negozio gestito da ebrei, dove potete trovare qualsiasi oggetto che riguardi fotografia e video, con prezzi tra i più bassi che possiate trovare. Passiamo lì un'ora abbondante, e ne usciamo con una decina di sacchetti, e qualche dollaro in meno in tasca: Paolo ha preso un reflex digitale, comprensiva di 3 obiettivi e accessori vari; Diego invece una videocamera HD con altrettanti accessori. La spesa era stata pianificata fin dall'Italia, quindi andiamo praticamente a colpo sicuro, altrimenti forse saremmo ancora lì a decidere cosa scegliere tra le centinaia di modelli disponibili. Molto particolari i binari pensili sul soffitto che trasportano i carrellini di merce alle casse.
Passiamo quindi da casa per depositare i pacchi e per caricare le batterie dei nostri nuovi giocattoli e poi ci dirigiamo in metro verso Central Park, dove facciamo un bel giro. Il freddo è sempre intenso, e anche se splende un bellissimo sole la temperatura si aggira attorno ai -5°. Ci mangiamo per la prima volta un tipico hot dog, comprato in uno degli innumerevoli baracchini al prezzo di $2: finalmente qualcosa di caldo! Soddisfatti, ci incamminiamo verso la 5th Avenue, ora piena di gente e avvolta dal fumo e dagli odori dei suddetti baracchini. Qui ci giriamo alcuni negozi simbolo, l'Apple Store, dove Diego importuna gli Apple Genius, Tiffany, dove un maggiordomo inglese tipo Alfred di Batman ci scorta sul “Silver Lift” fino al piano dei gioielli da uomo (che ossimoro!), l'NBA Store, dove Paolo scopre che se vorrà comprarsi una maglietta, le proporzioni americane gli imporranno di cercare una M o una L... fra quelle per bambini! Altrimenti, anche una S, ammesso che si trovi, è come da noi una L, e si arriva tra l’altro fino alla XXXL. All'altezza del Rockfeller Center la quantità di gente è semplicemente  inaccettabile, sembra di stare sull'autostrada il primo weekend di agosto, tutti fermi in coda. Paolo però ha un appuntamento a cui non può mancare: alle 7 pm inizia la partita dei New York Knicks contro i San Antonio Spurs, al Madison Square Garden ovviamente. Così procediamo crudelmente a gomitate negli occhi falcidiando un numero incalcolabile di stupidi passanti, e per la cronaca alla partita poi vincono gli Spurs. Finita la partita, ci incontriamo fuori lo stadio e decidiamo di andare su un altro grattacielo, questa volta il Top of the Rock al Rockfeller Center. Anche in questo caso la visuale lascia senza fiato, di notte con tutte le luci accese Manhattan è forse ancora più affascinante che di giorno. Inoltre, da qui si vede anche l’Empire, che naturalmente non è altrettanto visibile dall’Empire stesso! Siamo appagati da tutte le cose che abbiamo visto e acquistato oggi, andiamo a dormire!
Day 3, 28/12/09 - Spazio alla Cultura

Oggi la giornata è dedicata ai musei, ne vediamo due: il Metropolitan Museum e il Natural History Museum, uno più affascinante dell'altro. L'idea era quella di visitare anche il Guggenheim, ma la fila si rivela troppo lunga, rimandiamo ad un'altro giorno: l’idea diventa allora quella di visitare sempre un museo alla mattina, standosene così al caldo nel momento più freddo della giornata, e facendo anche pochissima fila all’ingresso, o poi girare più liberamente per altre mete nel pomeriggio. Questa tattica, lo diciamo subito, si sarebbe rivelata vincente.
Prima tappa quindi al MET, anche se purtroppo praticamente metà delle sale sono chiuse, forse perchè è lunedì, chissà. Comunque anche quel poco che vediamo, tra statue greche, templi ricostruiti e quadri, è di impatto. Attraversiamo poi Central Park per dirigerci verso il museo di storia naturale, dove ci aspettano triceratopi, tirannosauri e altri sauri loro amici. All'imbrunire, facciamo un'ultima passeggiata in Central Park, soffermandoci ad ammirare il bellissimo Bow Bridge, reso ancora più affascinante dalla luce del tramonto, e Diego è particolarmente interessato dal momento che voleva renderlo il set di una scena chiave del romanzo che sta scrivendo.
La sera andiamo al cinema Imax 3D a vedere quello che sarebbe diventato un fenomeno titanico mondiale, il nuovo film di James Cameron, Avatar: indubbiamente un po’ sacrificato dal punto di vista della sceneggiatura, ma vederlo su maxischermo in realD è un’esperienza pazzesca, unico problema è la posizione che abbiamo in sala, in quanto anche prenotando i biglietti, funziona il criterio che chi primo arriva meglio alloggia, senza posti riservati, e la ressa all’ingresso è tremenda.
Day 4, 29/12/09 - Madonna che Freddo...

Vi ricordate quando da piccoli la nonna vi diceva, quasi per automatismo di default, “copriti che fuori fa freddo”?! Ecco, ora siamo noi a dirlo a tutti quelli che vogliono visitare NY nei mesi invernali, perchè a NY la parola freddo assume tutto un nuovo significato.
Baldanzosi ci dirigiamo la mattina di buon ora verso la punta sud di Manhattan, la tristemente famosa zona del World Trade Center, ormai nota come Ground Zero. Prendiamo un autobus che percorrendo tutta Broadway ci fa passare attraverso i diversi quartieri della città, ognuno con uno stile tutto suo. Scendiamo e arriviamo nel punto più a sud di Manhattan, con vista sulla Statua della Libertà. Il clima è agghiacciante, nel vero senso della parola; il vento gelido che ci penetra anche attraverso i molti strati di vestiti ci costringe così a rimandare la visita alla Statua e a riparare in Trinity Church alla ricerca di un po' di tepore. Consci del fatto che non possiamo rimanere tutto il giorno al chiuso, specialmente in una chiesa, ci facciamo coraggio e andiamo verso Ground Zero, dove in effetti non è che ci sia ormai molto da vedere: è un enorme cantiere, però l'emozione di essere nel sito di una così grande e già storica tragedia è molto forte.
Visitiamo l’impressionante, controversa ed interessante mostra permanente “Bodies”, con veri corpi umani plastificati, seguita da un megaburrito mangiato nel caratteristico quartiere di Seaport e di Civic Center.
Facciamo un giro nei dintorni, passiamo per Wall Street, Little Italy, Chinatown, Soho (per Paolo il quartire più bello di NY). Sosta dentro uno Starbuck, noi che non beviamo mai caffè, più che altro per riposarci un attimo, scaldarci e per bere qualcosa di caldo; poi rotta verso la casa di Monica (se conoscete la serie tv Friends sapete di cosa si tratta) nel Greenwich Village (che è invece il quartiere preferito di Diego, assieme alla zona del Flatiron dove alloggiamo). È ormai buio, cominciamo a non sentire più le mani per il freddo e i piedi per i chilometri, brutti segni, meglio rincasare e fare una bella doccia bollente!
Day 7, 01/01/10 - Circumnavighiamo

New York è la città che non dorme mai, ma il primo dell'anno alle 8 del mattino pochi sono svegli. Noi, essendo tra quelli, ci dirigiamo verso il fiume Hudson, nel West Side, dove ci attende attraccata al molo la USS Intrepid, portaerei utilizzata nella Seconda Guerra Mondiale dalla marina americana, e ora diventata museo. Al suo interno e sul ponte sono ospitati decine di aerei ed elicotteri, mentre ai suoi piedi fanno bella mostra di sè un Concorde della British Airways e un sottomarino, lo USS Growler. Oggi è la giornata dedicata a navi e barche, quindi dopo quest’interessante visita ci spostiamo poco più a sud, dove ci imbarchiamo su un battello che nelle successive 3 ore ci porterà a circumnavigare tutta l'isola di Manhattan, passando per la Statua della Libertà, il ponte di Brooklyn, la sede dell'Onu, lo stadio degli Yankees nel Bronx, su su fino alla punta più a nord, dove il paesaggio è totalmente inaspettato: sembra di stare in Canada, con boschi e pochissimi segni umani, chi l'avrebbe mai detto! Da lì si punta verso sud, si ritorna nel fiume Hudson e lo si ridiscende fino al punto di partenza. Il viaggio è scandito da hot dog al chili e da un cicerone simpatico che racconta. Siamo infreddoliti, ma l'esperienza è stata molto affascinante. Dirigendoci verso casa, riattraversiamo tutta Manhattan, passando per la sede del NY Times di Renzo Piano, per Time Square, dove Diego prende magliette BubbaGump, e da Macy’s, il più grande negozio del mondo che però si rivela una bolgia da souk arabo fatiscente e che fa molto Bottegone all’Onestà di Carugate Milanese.
Day 9, 03/01/10 - Back Home

Purtroppo oggi si riparte per Milano. Di cose importanti da vedere non ce ne rimangono più, quindi ce ne andiamo a zonzo per le vie di NY, sempre in balia del freddo pungente, unica cosa che non ci mancherà al rientro a casa, nella "calda" Pavia. In mattinata ci separiamo: Paolo va a fare un ultimo giro di shopping, Diego va all’Imax 3D a rivedere Avatar, ed essendo un orario più strategico guadagna così un posto mille volte migliore. Ci ritroviamo per pranzo al ristorante “ilili”, molto raffinato, e forse un po’ troppo viste porzioni e prezzi, ma indubbiamente buono, specialmente dopo una settimana di pasti americani improbabili a casa o di fast food. Finito di pranzare, c’è ben poco da fare oltre a guardarsi ancora per poco in giro e tornare all’appartamento per reincontrare e salutare Rachel e prendere un taxi verso l’aeroporto con tutte le nostre valigie al seguito (sono molto più pesanti e gonfie che all’andata!).
Sono stati 9 lunghi giorni, ce ne troniamo a casa con un bagaglio di ricordi, esperienze, emozioni, che non dimenticheremo. New York è una bellissima città, degna della sua fama. Cose da fare e da vedere ce ne sono parecchie. L'unica pecca che le troviamo, anche se c’è da riconoscerle che non è colpa sua, è la mancanza di storia. Con tutte le storie che nella fiction e nel mito si son svolte e si svolgono qui, la città non può però vantare niente di più antico di un paio di secoli, se non rinchiuso nello scrigno di qualche suo museo, e anche lì, non si tratta certo di qualcosa di appartenente o di prodotto da questa cultura, di rappresentativo del luogo che lo ospita. Forse è solo perchè siamo europei (e in particolare italiani... e in particolare siamo proprio noi due), ma non possiamo fare a meno di notare che qualsiasi città europea, da Roma a Parigi, da Londra a Praga, fino al paesino più sperduto, soprattutto in Italia, ha una sua storia, che risale a migliaia di anni fa. New York invece, come qualsiasi grande città europea, ha molte attrattive e molti tesori da visitare e conoscere, ma come qualsiasi altra città americana, al massimo si ferma a 200 anni fa. Inoltre non è così moderna e avanzata, come invece sono ormai oggi le nuove metropoli asiatiche e mediorientali. Detto questo, non fraintendeteci,  è una città splendida che merita ogni euro speso nel visitarla e nel viverla: è pur sempre New fucking York! Addio America, anzi: arrivederci... fra sei mesi torneremo per scorrazzare da una costa all’altra, con un clima meno glaciale!
Day 8, 02/01/10 - L’ultimo Giorno

Oggi è l'ultimo giorno che passeremo interamente a New York. In questi giorni abbiamo quasi del tutto esaurito le cose che ci eravamo prefissati di vedere. L'ultima cosa davvero importante che ci rimane è il Guggenheim Museum, famoso per la sua caratteristica forma architettonica, opera dell'ingegno di F.L. Wright, piuttosto che per la collezione che contiene. Il percorso interno si sviluppa a forma di spirale attorno al grande atrio centrale a tutta altezza, veramente emozionante, soprattutto se come noi avete studiato architettura. L’esposizione monografica su Kandinsky è davvero meritevole. Usciti, ci addentriamo per l'ultima volta a Central Park: il clima è veramente rigido e c'è poca gente in giro, secondo i canoni newyorkesi. Ripercorriamo la 5th Avenue, ci fermiamo a fare un giro all'interno della Trump Tower (dove Diego crede di aver visto James Broling) e nell'NBA Store, dove Paolo compra qualche altro cappellino e qualche maglietta (deve cercarle fra quelle M o L da bambino perchè le taglie normali, ammesso di trovare qualcosa sotto le L, XL, e XXL, sono comunque americane, ovvero: gigantesche). La tappa successiva è il museo delle cere di Madame Tussaud, che visitiamo solo perchè ci passiamo davanti e ricordiamo che è compreso nella nostra card. Eravamo molto prevenuti, e non ci eravamo mai stati, nemmeno a Londra, ma invece si rivela molto meglio del previsto, le statue sono veramente somiglianti, è divertente “incontrare” celebrities assortite (e tra l’altro solo così si può capire quanto siano alti o bassi questi personaggi). Prima di rincasare, passiamo per uno dei grattacieli più famosi e belli della Grande Mela, il Chrysler Building. Purtroppo non è aperto al pubblico perchè è una proprietà privata, quindi lo possiamo ammirare solo da fuori.
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